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Gianni Bugno

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Gianni Bugno

11 - 18 gennaio 2021

Per lo Scaffale delòlo sport oggi parlaimo del campione del ciclismo Gianni Bugno "il ciclismo deve essere racconto, romanzo"
Frase significativa, pronunciata da chi è stato in grado di applicarla alla lettera. Parliamo di Gianni Bugno, uno dei corridori più forti, completi e talentuosi del nostro ciclismo.
Bugno è stato un campione in grado di emozionare tantissimi tifosi con la sua classe, la sua pacatezza e la sua gentilezza, che portava con sé nella quotidianità e nei principali appuntamenti della stagione. Mai scomposto e tantomeno sgraziato, procedeva agilmente e con eleganza senza quasi alzarsi dai pedali. Gianni Bugno è stato uno degli ultimi veri campioni, contraddistinto da una versatilità degna di nota che lo portava a competere nelle grandi corse a tappe, nelle grandi classiche e negli arrivi in volata.
Nato in Svizzera, ma monzese d.o.c. è stato, nei suoi tredici anni di professionismo dal 1985 al 1998, una delle punte di diamante del ciclismo azzurro a cavallo tra gli Ottanta e i Novanta, ottenendo settantadue vittorie da professionista e mantenendo una straordinaria competitività sia nelle corse a tappe che in quelle di un giorno.
Uno degli unici quattro, in compagnia di Girardengo, Binda e Merckx, ad aver conquistato il Giro d’Italia nel 1990, tenendo la maglia rosa dalla prima all’ultima tappa e in quello stesso anno riuscì ad imporsi anche nella Milano Sanremo, nella World Cup di ciclismo su strada, salendo comunque sul gradino più basso del podio nel mondiale giapponese di Utsonomiya. L’appuntamento con l’iride è solo rimandato agli anni successivi in cui si laureò per due volte consecutive 𝐂𝐚𝐦𝐩𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐌𝐨𝐧𝐝𝐨, 𝐧𝐞𝐥 𝟏𝟗𝟗𝟏 𝐚 𝐒𝐭𝐨𝐜𝐜𝐚𝐫𝐝𝐚 𝐞 𝐧𝐞𝐥 𝟏𝟗𝟗𝟐 𝐚 𝐁𝐞𝐧𝐢𝐝𝐨𝐫𝐦. Provò negli stessi anni l’assalto alla maglia gialla, giungendo secondo nel 1991 e terzo nel 1992, ma la sua fame di vittoria, unita al suo eclettico talento, gli permisero di tornare al successo nel Giro delle Fiandre nel 1994 a cui fece seguito un podio d’argento nella Bastogne Liegi del 1995. Questi i suoi trionfi più eclatanti ai quali vanno aggiunti diversi successi di tappa, 9 al Giro, 4 al Tour e 2 alla Vuelta, due campionati italiani, una lunghissima schiera di classiche italiane e i secondi posti al giro di Lombardia e alla Gand Wevelgem del 1988 e all’Amstel Gold del 1993.
Smessi i panni di supercampione non ha perso tempo, ottenendo dal 1999 il brevetto di pilota di elicotteri, per rimanere così in contatto col ciclismo, lavorando per sette anni come pilota per la Rai per la quale ha seguito in volo la Corsa Rosa. Dopo esserne stato membro e segretario per ben sedici anni, nel 2010 ha ottenuto il primo mandato da Presidente del CPA, l’Associazione che tutela i diritti dei corridori, che ha l’onore di presiedere da più di dieci anni avendo da poco iniziato il suo terzo incarico.
Per ogni grande figura sportiva si è cercato di trovare un soprannome, un epiteto, una definizione. Gianni Bugno le definizioni le ha sempre educatamente fuggite ed evitate tutte, da vero gentiluomo. Perché questo è stato Gianni Bugno: un gentiluomo prestato alla bicicletta.

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